domenica 29 marzo 2009

Questo blog si è spostato in www.giannimarconato.it

Questo blog si è spostato in
www.giannimarconato.it


Un po' mi spiace voltare le spalle a Blogger che mi ha aiutato nel lontano settembre 2007 a muovere i miei primo passi da blogger, ma ogni tanto qualche cambiamento fa bene.

Chi aveva sottoscritto il feed in Blogger via Feedburner verrà re-indirizzato automaticamente in questo nuovo sito.

Da oggi 29 marzo 2009 pubblicherò solo nella nuova piattaforma.

Ringrazio tutti i 23.625 visitatori che sono passati qui , prima in Oltre l’e-learning e dopo in Apprendere (con e senza le tecnologie)


Mi auguro che la conversazione continui e si evolva. Anche per questo ho integrato nel nuovo blog un forum. Ogni nuovo post genererà in automatico un nuovo “argomento di discussione” nel forum ed utilizzando le sue funzionalità sarà più agevole conversare confrontatandoci sui temi su cui scriverò.

Ringrazio il geniale Giovanni Polimeni (www.giofilo.it), profondo conositore di WP, che mi ha assistito in questa fatica.

Arriverci, quindi nel nuovo ambiente

sabato 28 marzo 2009

Le libertà fondamentali su Internet



E' di due giorni (26.03) fa risoluzione del Parlamento Europeo sul rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet che sancisce senza ambiguità il concetto che Internet è, oggi, uno degli strumenti fondamentali per garantire la libertà di pensiero e di espressione alle persone ed invita gli stati membri ad emanare normative in coerenza con questi principi.
In sintesi (Corriere della Sera on-line):
1) Internet «dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione»;
2) «può rappresentare una straordinaria possibilità per rafforzare la cittadinanza attiva»;
3) il monitoraggio del traffico web «non può essere giustificato dalla lotta al crimine»;
4) l’accesso a internet «non dovrebbe essere rifiutato come sanzione dai governi o dalle società private»

Mi auguro che piccoli politici nostrani si rendano conto che mettere le mutande ad internet è mettersi fuori dalla storia,

Grazie a Maria Grazia Fiore per l'input


Emergenze educative




Un flash da Lo studente nel villaggio globale. Uso consapevole, opportunitá e criticitá di Internet. Strategie per educatori, famiglie e utenti. A Brescia, il 27 marzo a cura di AFGP Centro Artigianelli e Scuola Centrale di Formazione. Due, sostanzialmente, gli approcci: quello affidato a me intorno ai rischi ed alle opportunità educative. Il secondo affidato ad Antonio Fiorentino, della Polizia di Stato, servizio Polizia Postale. Del mio intervento non dirò nulla: chi frequenta questo blog conosce il mio pensiero e non ho dettpo nulla di trascendentale se non situare concetti ed idee che rimastico abitualmente. Qui, btw, le slide.
Riepilogherò brevemente il secondo contributo perché ha affrontato la tematica da una prospettiva, per me, nuova, quella penale - giudiziaria.
Le cause di tante criticità stanno, secondo l’esperienza sul campo di Fiorentino nella:
  • tendenza a creare profili estremamente personalizzati
  • scarsa attenzione alla protezione della password
  • ignoranza delle regole del vivere civile
  • tendenza a sottovalutare le conseguenze delle proprie azioni
Questa la casistica dei reati commessi o subiti dai minori
  • diffamazione via web
  • creazione di profili falsi degli insegnanti
  • bullismo virtuale a danno dei compagni
  • reati aventi ad oggetto la sfera sessuale (pornografia amatoriale avente protagonisti minori che configura il reato di pedopornografia)
Molto chiara ed efficace l’esposizione del poliziotto: oltre alla precisa e dettagliata esposizione dei reati imputabili con relative pene pecuniare e detentive, la presentazione, anche con linguaggio crudo e diretto, di casi trattati da lui in prima persona e l’evidenziazione delle implicazioni, non solo economiche e di immagine, per l’intera famiglia del giovane coinvolto (normalmente è il padre l’intestatario del contratto di accesso ad Internet e, quindi, è lui il primo ad essere iscritto nel libro degli indagati …..).
Convincente – a scopo di prevenzione – la narrazione delle procedure che vengono adottate per “scovare” – a partire dalla rilevazione dell’IP di accesso – l’autore del reato.
Quanto mai opportuna la sottolineatura delle implicazioni penali di certe condotte, spesso attivate, come dire … “in buona fede”, cioè con scarsa o nulla percezione di cosa si stia veramente facendo.
Altro messaggio certamente passato: attenti ragazzi, prima o poi vi becchiamo!
Reazioni: negli occhi sbarrati, il terrore dei ragazzi, nelle labbra arricciate il sorriso compiaciuto degli insegnanti. Una mia percezione dell’impatto dei nostri due interventi nell’auditorio: credo sia “passato” di più l’approccio “poliziesco” che quello “pedagogico-didattico”, segno che la vera “emergenza educativa”, citata in tutti gli interventi istituzionali, pare abbia la connotazione giuridico-penale più che quella pedagogico-didattica. Sono certamente convinto che ci si debba preoccupare di certi comportamenti deviati dei nostri giovani e che sia quanto mai opportuna, quantomeno, una diffusa opera di informazione sulle loro implicazioni, ma fare di questi fatti la vera “emergenza educativa” della nostra scuola, mi sembra eccessivo.

Quantomeno per una ragione: quanti sono i nostri diabolici giovinastri che delinquono? Diciamo i 5 - 10% (non pochi anche se fosse questo il dato, non lo conosco)? E per gli altri 90 – 95% non esiste altra “emergenza”?
Capisco che per gli insegnanti (ma per quanti, veramente?) il bullismo, la diffamazione siano fatti che li possano toccare direttamente e che il miglioramento della didattica sia una tematica non così viva ed urgente, ma – azzardando un’interpretazione psicologica, non vorrei che fosse più facile (meno doloroso?) spostare la colpa e gli interventi sull’altro (il ragazzo) che portarla (e sopportarla) su di sè. Un classico meccanismo di difesa.
-------------------
Un aneddoto divertente per chiudere in allegria: a tavola con un gruppo di dirigenti della rete nazionale di scuole che ha organizzato l’evento ci si confrontava sui temi del seminario e, tra questi, se i ragazzi si dovessero alzare o meno dalla sedia al momento dell’ingresso dell’insegnante. Sembrava prevalere la tesi della rispettosa alzata. Unica voce fuori dal coro quella di dirigente di un ente che ha detto: “per me non è importante che i ragazzi si alzino quando entro, ma che stiano seduti dopo”.


-------------

VIVERE UNA SOLA VITA

in una sola città,
in un solo paese,
in un solo universo,
vivere in un solo mondo
è prigione.
Conoscere una sola lingua
un solo lavoro
un solo costume
una sola civiltà
conoscere una sola logica
è prigione.


Ndjock Ngana

(poeta camerunense)

giovedì 26 marzo 2009

Corsi e ricorsi: dall'e-learning alla LIM



Ho dei sospetti. Che la storia si ripeta
.

Ricordate i bei tempi in cui tutti a paralare di e-learning?
All'entusiasmo si è presto sostituito lo scietticismo ed il rifiuto. Poi, dalle sua proprie ceneri - novella araba fenice - una ripartenza più ponderata, riflettuta, circostritta, riposizionata, relativizzata.
Motivo? Le attese miracolistiche, le false promesse, le ipoerboli. Tanto fumo e poco arrosto.
Si è, quindi, parlato di "morte dell'e-learning". link
L'e-learning è stato definito un "bandwagoon", una "buzzword". Parola con cui riempirsi la bocca; carro su cui saltare.
Qualcuno aveva anche parlato di una gigantesca operazione pubblicitario-mediatica sostenuta acriticamente dalla stampa solo per non perdere i proventi pubblicitari.
">La stampa ed i mass.media sono stati accusati di rilanciarne i "benefici" senza alcuna verifica della sensatezza di quanto chi aveva un evidente interesse economico a piazzare l'e-learning; Industria e media erano stati accusati di proclamarne e venderne i "benefici" senza basare le proprie affermazioni sui risultati della ricerca ed usando un linguaggio ed argomentazioni tipiche del marketing.
Da quel che vedo in giro, mi pare che lo stesso si stia verificando a proposito delle lavagne magiche:
  • stessa enfasi sulle proprietà taumaturgiche
  • stesso pressione commerciale
  • stesso pensiero approssimativo
  • stessa corsa a "mettere il cappello"
Ciò che mi sembra essere minimamente cambiata è la velocità di reazione alla bufala: già si parla di LIM 2.o ad indicare un diverso modo di intendere ed usare lo strumento rispetto a quanto fatto nel (recentissimo) passato.

Sono comunque convinto che le LIM (come tutte le altre tecnologie) troverano una loro ragion d'essere solo quando si saranno dimenticate e non saranno più al centro del discorso e si parlerà solo di insegnamento e di apprendimento. Usando, se e quando serve, il pc, il gesso, il libro, la lim, la vecchia e cara lezione diretta, il lavoro di gruppo, il gioco .......

mercoledì 25 marzo 2009

A breve migro anch'io


A breve questo blog cambia piattaforma e migra su WoordPress ad una nuova URL. Chi ha sottoscritto il Feed con Feedburner, non dovrebbe avere problemi nel ritrovare le notifiche per i nuovi post.
Cambio per avere una piattaforma maggiormente performante e per averla in un server che controllo io.
WordPress mi consentirà, inoltre, di avere un ambiente più "collaborativo".
Aggiornamenti a breve

martedì 24 marzo 2009

Tracciare? Apprendere?



Ogni tanto anche un vecchio post può ri-generare riflessioni ed approfondimenti. Il pretesto era lo SCORM, il suo senso anche alla luce dell'apprendimento, il rapporto costi-benefici.
Io, con il mio abituale spirito ecumenico, sostenevo che lo SCORM non serve a nulla, che non ci aiuta per nulla nella determinazione di cosa una persona abbia appreso, che è solo un costo aggiuntivo (nello sviluppo del già inutile - per me - Learning Object).
Più specificamente sostenevo che la tracciatura resa possibile dallo scormizzare un LO non dava alcuna informazione utile a determinare se e cosa una persona avesse appreso.
Ovviamente, dietro queste mie idee ci stava e ci sta tutta una idea di cosa sia l'apprendimento e su cosa sia sensato fare per sperare che si verifichi.
Quel post aveva generato già allora una serie di commenti da parte di Antonio Fini e Gigi Cogo, commenti rimbalzati anche su Facebook.
Massimiliano Ferrari ha rispolverato quel vecchio post di inzio febbraio sostenedo la validità didattica dell scorm e della tracciature; controargomenta Lorenz Toniolo vicino alle mie posizioni (tanto per farla breve). Ferrari ha anche scritto sul suo blog con il gustoso titolo di Blog Wars

In quel post ho commentato anch'io sostenedo che la tracciatura ha lo stesso senso della “presenza” di uno studente in aula: il fatto che una persona sia presente in aula vuol dire solo che è lì dentro e non in altro luogo, che sta 5 ore seduto su una sedia e che, per ben che vada, “ascolta” chi sta parlando; spesso lo sta solo guardando con l’aria intontita. La presenza in aula non ci dice nulla di cosa la persona abbia imparato (andrebbe chiarito cosa significhi “imparare”).

Idem per la tracciatura. Anzi, qui l’imbroglio è ancora più facile ed agevole. Si può cliccare mangiando un panino o guardando la TV, si può fare cliccare ad una persona compiacente ….
Si dirà, che ci sono sempre i test di valutazione.

Ma cosa misurano i classici test a risposta multipla, a drag-and-drop, a completamento?
Molto poco. Se non una qualche forma di memorizzazione.

Si dovrebbe, quindi, misurarsi sull’idea che abbiamo tutti dell’apprendimento (che non coincide con l’insegnamento anche perché all’insegnamento non consegue necessariamente l’apprendimento).

Si dovrebbe, anche, esplicitare le ragioni per cui facciamo formazione: formiamo per la memorizzazione e la ripetizione (in tanta scuola si fa esattamente così)?
Io preferirei formare per la comprensione, per l’ “apprendimento autentico”.
Non mi interessa sapere, soprattutto nella formazione degli adulti, cosa una persona ha imparato al termine di un corso ma cosa, una volta tornata al lavoro, saprà fare con le cose che imparato.
Si potrebbe introdurre anche il concetto di “valutazione autentica”, ma il discorso si farebbe lungo. Magari riprendo al cosa in un nuovo post.

LIM al CREMIT, i materiali del seminario



Avevo ampiamente relazionato qui sul seminario sulle LIM tenutosi alla Cattolica - CREMIT lo scorso 6 marzo.

Qui racconto la parte iniziale dell'evento con l'intervento di Tosi Agenzia Scuola ex INDIRE. Interessanti (o inquietanti?) i numeri.

Qui ho riassunto gli interventi di Antonietti e di Rivoltella

Qui riprendo il report di monitoraggio del progetto DiGiScuola sulle LIM presentato da Gloria Sisini

Qui ho scritto le mie "conclusioni" (cioè cosa avevo imparato)

Sono ora on-line, nel sito del CREMIT, i materiali del seminario.

Grazie, quindi, a Pier Cesare Rivoltella ed a tutto il team CREMIT

lunedì 23 marzo 2009

Siptech, Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media



Per uno psicologo come me e che si occupa di tecnologie (anche se solo nella e per la didattica), la scoperta dell'esistenza della Siptech - Società Italiana di Psicotecnologie e Clinica del Nuovi Media apre nuovi orizzonti. Perchè? La prospettiva da cui la Società guarda alle tecnologie è straordinariamente importante in questo periodo di esplosione dell'uso delle tecnologie, di un uso non sempre governato e consapevole. Approcciare la tematica, almeno da parte di chi come me lo fa professionalmente, in modo più ricco ed articolato, non può che fare bene a me ed ai miei clienti.
La Siptech, coma da loro sito, " .... ha per scopo di promuovere e favorire lo studio, la ricerca, l'aggiornamento, la formazione e l'insegnamento delle problematiche e degli aspetti psicologici, psicosociali e psicopatologici legati alla diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione".
Un portale ricco di risorse: materiali, bibliografia, siti utili, contatti ...
Siptech è presente anche Facebook con un suo affollato "gruppo"

Mi piacerebbe far parte del giro; chissà se accoglieranno la mia domanda ....

domenica 22 marzo 2009

Metodo e tecnica. All'AIF Veneto




Una nuova iniziativa di AIF Scuola del Veneto, il seminario “Proposte e problemi negli approcci metodologici e didattici”. Un seminario “concettuale” per trattare il tema di come attraverso “metodi” e “tecniche” sia possibile dare qualità all’azione didattica. Parte Maria Antonia Piva, dirigente scolastico dell’Istituto Duca degli Abruzzi di Treviso con “Il metodo : definizioni e problematicità”. Seguo, a ruota, io con “Insegnare ed apprendere con le tecnologie, dalla trasmissione di informazioni alla costruzione di conoscenza”.
Introduce i lavori Filippina Arena e li coordina in modo brillante Elìsabetta Gonzato
La professoressa Piva, una dirigente competente e con le idee chiare, oltre ad aver presentato un eccellente quadro teoretico intorno al “metodo”, ha evidenziato e ribadito cose per niente ovvie nella pratica didattica come che all’insegnamento non consegue necessariamente ed automaticamente, che tanti “metodi” sono diventati autentiche mode depotenziandosi (ad esempio il “modulo”), che l’autonomia scolastica è stata spesso agita come gestione quantitativa dei contenuti: cosa aggiungere, cosa togliere; che le proposte didattiche che hanno invaso la scuola sono state tantissime ma pochissime hanno attecchito nella didattica quotidiana con conseguente spreco di risorse e frustrazione nei docenti che ci hanno creduto. Nota, infine, che è vero che i giovani sono demotivati ad apprendere, ma solo a scuola perché nella vita reale lo sono, e come …. (qui mi viene in mente la ricerca su come i giovani apprendono in internet.
Altra osservazione acuta (peccato non averci pensato, io, prima): oggi un ragazzo a 17 – 18 anni è già un adulto; ha una sua estesa esperienza e competenza; ha le sue aspettative. Non possiamo usare con lui i metodi didattici usati con i bambini ed i ragazzi. Non sono una tabula rasa ma portatori di conoscenze esperte. Suggerisce, quindi, di applicare gli approcci dell’andragogia all’educazione scolastica, almeno per gli studenti del triennio. Una ipotesi che trovo intrigante e che merita di essere esplorata anche se, per certi aspetti, vedo molti punti di contatto tra pedagogia ed andragogia.
Il mio intervento è stato finalizzato a tracciare un quadro teorico per la didattica con le tecnologie. Qui le slide.

Le nuove tendenze nella didattica delle Scienze e della Tecnologia



Ad un mese dall'evento (21 - 12 aprile) a Modena, rilancio l'interessantissimo comvegno organizzato dall'Università modenese, SSIS, sulle nuove tendenze nelle didattiche di Biologia, Chimica, Geologia, Matematica, Fisica e Tecnologia. Gli approcci presentati nascono dalla ricerca educativa svolta da ricercatori di valore internazionale. Questi argomenti copriranno tutto il processo educativo tentativamente dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado.
Il giorno 24 aprile 2009, come evento satellite della Conferenza verranno presentati alcuni esempi di tecniche didattiche non standard per l´Insegnamento della Matematica, della Fisica e delle Scienze Integrate quali il progetto "La Scienza in Moto" della Fondazione Ducati, le Macchine Matematiche per l´Insegnamento della Matematica, il percorso "La Scienza nella Città" sviluppato da alcuni ricercatori dell´Università di Modena e Reggio Emilia e il percorso "Galeiana".

Folto e prestigioso il parterre dell'evento; David Jonassen, Ton de Jong, Lucio Guasti, Rose Marra.

Qui il programma dettagliato

sabato 21 marzo 2009

Una scuola di bulli, fannulloni e guerriglieri




Ci mancavano, fino a ieri, i guerriglieri. Ora il gruppo è al completo. Ecco, quindi, la scuola italiana nella visione di questo governo per bocca di due delle sue migliori menti, i ben noti alle cronache mondane Mariastella e Renato onnipresenti anche nei rotocalchi di famiglia.
Ecco come si comunica la scuola, con ampio dispiego di mezzi, nei mass-media italiani. Ecco come si costruisce nell’opinione pubblica l’immagine della nostra scuola.
Una associazione a delinquere. Che starebbe bene rinchiusa nella patrie galere. Non potendolo fare, perché ameni luoghi di soggiorno già fully-booked di colpevoli di reati minori (rispetto a quelli dei nostri), le si provoca la “dolce morte”, una morte per asfissia. Un po’ di finanziamenti in meno ieri, un po’ di precari non rinnovati oggi, un po’ di posti per ricercatori non messi a bando domani.
Un po’ alla volta la scuola italiana si spegnerà da sola; in silenzio ed in uno stato d’ebbrezza. Forse, anche con il sorriso in bocca.
Una strategia coerente e perseguita con determinazione. Dileggiare per svalorizzare e per giustificare la “pulizia etnica”.
Quale significato dare, altrimenti, al presentare come un successo di questo governo e della sua lungimirante politica scolastica l’elevata percentuale di 5 in condotta? Una prova che basta dare alla polizia scolastica i mezzi adeguati (grembiulino, voto in condotta, bocciature) e tutto il marcio della scuola viene a galla.
Avete visto con quale compiaciuto sorriso (quello non le manca mai, lo avete notato?) la ministra ha presentato i dati sui 5 in condotta e sulle insufficienze?
Non ci resta che contare ancora una volta sulla resilienza di tanti decenti, buoni, ottimi insegnanti perché la scuola, a dispetto di governi, ministri e dirigenti, vada – comunque – avanti.

giovedì 19 marzo 2009

Skifidol-puzz, le figurine con la puzza piu' fetente





Qualcosa che definire raccapricciante è poco. Spero che non abbiate mangiato da poco perchè .... Leggo dall'ANSA di un'ora fa:

C'é Mirkone Marcione, Otto Sboccadibotto, Cristiano Vespasiano e, tra gli altri, Bruce Pus. Sono le Skifo Card, l'ultima moda tra i giovanissimi: figurine raffiguranti orrendi mostri che, se strofinate, emanano odori nauseabondi. ................ La Gedis Edicola, che le produce, ha da poco realizzato 150 nuovi Skifidol "ancora più fetenti e sempre più potenti". "Sono tanti personaggi tutti da collezionare", è la presentazione della casa editrice, che aggiunge: "sono assai maleducati, ma ti fanno scompisciare". In vendita al prezzo di un euro, ogni pacchetto contiene quattro figurine, compresa una Skifo-Puzz contrassegnata dal disegno stilizzato di una maschera anti-gas. Una strofinata e la carta emana odori di vario tipo. "Con le Skifo-Cards puoi ora scatenarti veramente - si legge sul sito internet di queste originali carte - e sfidare i tuoi amici con la puzza più fetente...".

E ci dovremo preoccupare dei nostri ragazzi che in classe usano il telefonino?
E di questi tizi tutti impegnati a produrre coltura, cosa ne facciamo? Li mettiamo al muro? Indignarsi è troppo poco