Una acuta domanda fatta una persona presente alla nostra presentazioni a Genova, mi ha fatto venire voglia di riflettere ulteriormente sulla questione.
Il collega ha domandato: "l'uso degli strumenti del web 2.0 all'università, come viene visto dalla gerarchia accademica? Si pongono problemi
politici quando gli studenti, invece di usare gli strumenti messi a disposizione dall'università, spesso un LMS, usano propri blog o wiki,? quando invece di limitarsi a studiare la bibliografia ufficiale ricercano informazioni su Google? Quando invece di stare ad ascoltare i professori, si confrontano con colleghi?" ... e via dicendo.
Good question, direbbe chi sa l'inglese.
La mia risposta, lì per lì fu, pressapoco questa: "La dimensione informale dell'apprendimento - accanto a quella formale/ufficiale è sempre esistita. Continueranno a convivere. Con web 2.0 questa dimensione "informale" avrà certamente maggior peso e questo potrebbe modificare qualcosa, soprattutto nella dimensione "potere".
Adesso rifletto ulteriormente.
Quali scenari potremo prefigurare? Come si ridistribuirà il potere? Chi guadagnerà? Chi perderà?
La questione mi intriga non tanto per i suoi aspetti di
potere puro ma per i suoi aspetti pratici. Enzo Spaltro, uno dei padri della psicologia del lavoro italiana, uno dei primi ad usare i T-Group qui da noi (onorato di averlo conosciuto ed aver lavorato brevemente con lui, lo spero ancora tra noi ed in buona salute) distingueva tra "potere come comando" e "potere come opportunità".
Dato che mi pare che il potere venga inteso prevalentemente nella prima accezione, temo che di fronte alla prospettiva di una perdita di potere si possano mettere in atto meccanismi di boicottaggio, se non proprio di ostacolo palese. E mi piacerebbe fosse scongiurato.
Oppure che il tutto venga fagocitato, "normalizzato" e depotenziato. Pericolo vero.
Vedo troppi discorsi, in ambienti ufficiali, di adesione entusiastica al social network, al web 2.0 ed ai suoi strumenti avendo sullo sfondo le solite prassi didattiche che questa adesione, più che convinta, mi pare quasi un "mettere il cappello sulla sedia" a dire: "questo è mio".
Se fosse vero, sarebbe la morte. Ma non credo avvenga.
Non sono più, grazie a dio, i tempi di una volta.
Già alla scuola media funziona sempre di meno il potere formale dell'insegnante. Alle superiori è evidente che la sola autorità se non associata all'autorevolezza della competenza non regge.
E' vero, l'insegnante ha sempre l'arma del voto (e la sa usare benissimo) ma è un comportamento suicida e di sopravvivenza nel breve periodo. All'università, i livelli di maturità e di autonomia sono già maggiori e lo studente esercita già un suo potere, ma l'atteggiamento di chi sta in alto può fare la differenza facendo sprecare risorse ed opportunità.
Il già citato (giovane) collega chiosava in chiusura con un velo di malinconia evidenziando che chi "comanda" adesso nella scuola è una persone
su con l'età e che, probabilmente, per un vero cambiamento sarà necessario attendere il decorso naturale degli eventi......
Auguro a tutti lunga ed attiva vita e sono certo che saggezza dei boss non farà si che quella indicata dal collega sia l'unica strada del cambiamento.....