Se al TED non è stato celebrato il funerale dell’e-learning, poco ci manca.
Sono sbolliti gli entusiasmi (Boati, Italia Lavoro: si è sgonfiata la bolla e gli entusiasmi stupidi. Non fallisce il metodo ma il metodo usato male. Funziona il modello delle comunità).
Si è accreditata, nelle menti più avvedute, la consapevolezza che le tecnologie possono migliorare l’apprendimento, purché usate in modo opportuno (questo modo non è certamente quello basato sullo sviluppo digitale dei contenuti e sui LO).
Si ritorna all’apprendimento (Colorni, METID: in futuro – perché solo in futuro e non da subito ? commento mio – si deve tagliare la “e” che sta davanti per lasciare solo il learning).
Era ora che ci si accorgesse di quanto fosse privo di senso usare le tecnologie per trattare i processi di apprendimento, iper-semplificandoli, banalizzandoli, riducendoli al mero trattamento informatico di contenuti, quando questi ultimi sono solo una parte, e la meno cruciale, del processo stesso.
Si è assimilato, spesso per colpevole ignoranza, il processo di apprendimento alla visione di un cd su di un museo o su una mostra.
Ed il risultato si è visto: bassissima soddisfazione ed elevato abbandono. Apprendimento (ma cosa intendiamo per “apprendimento”? quando diciamo che una persona ha appreso?) al limite dello zero.
Evviva, quindi, l’e-learning che col suo sacrificio ci ha aperto nuovi orizzonti all’uso UTILE delle tecnologie nell’insegnamento e nell’apprendimento.
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