Pare che il blended incontri il favore di molti che si occupano di tecnologie nella formazione. Pare non si possano usare le tecnologie se non in un contesto blended: aula più distanza.
Non sono di certo un integralista tecnologico che ritiene che sono tecnologie … in purezza possono avere un senso didattico.
Le tecnologie si usano se quando servono. Non ne ho alcun dubbio.
Quindi, anche solo per brevi interventi in un percorso più tradizionale.
Ciò che mi insospettisce, a proposito del blended è che questa modalità viene assai spesso proposta come soluzione ai fallimenti e/o ai limiti dell’e-learning in forma pura (cioè, a distanza) come se la fad, formazione a distanza, non potesse portare, per sé, a risultati di apprendimento simili a quelli conseguibili attraverso la formazione in presenza.
Mi rendo conto che la fad con le tecnologie (e-learning) abbia creato più di qualche amarezza ad investitori, organizzatori ed utenti, ma questo è dovuto non all’idea della fad (è più di un secolo che si pratica, con le tecnologie del momento, e con eccellenti risultati) ma a come questa è stata concepita, sviluppata e realizzata.
Cioè, MALE.
Quindi, più che ricercare la soluzione ad usi deficitari delle tecnologie per la fad con iniezioni più o meno corpose di presenza, forse sarebbe il caso di usare bene le tecnologie.Se, poi, per le specificità dell’azione (contesto, obiettivi, risorse, vincoli …..) si opta per un ambiente di apprendimento misto, parte in presenza e parte a distanza, no problem, avremo una setting che è strutturato così perché coerente con il contesto, perché riteniamo sua questa la soluzione migliore, non perché non siamo in grado di ottenere buoni risultati con un approccio diverso.
mercoledì 29 novembre 2006
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