Non è ne una ricetta ne una sciocca provocazione. Forse un titolo da cui il post prende debite distanze.
Profexx, in un commento a due post fa, domanda se a fronte di problemi quali il crescente affollamento delle classi, la diminuzione degli insegnanti, il bullismo, la presenza di immigrati, apprendimento collaborativo e costruzionismo possono essere di un qualche aiuto.
E’ evidente che i problemi che un insegnante vive nella sua pratica quotidiana sono numerosi e spesso l’istituzione non offre strumenti per affrontarli tanto che il “povero” insegnante è solo di fronte a problemi, forse, non suoi.
E’, altrettanto evidente che non sempre e non tutte le strategie di apprendimento (come quelle citate) sono efficaci.
Credo che, nelle situazioni citate, una qualche forma di aiuto possa venire se e quando la ragione prevalente che porta a comportamenti “devianti” e “distrattori” è lo scarso interesse per la scuola e per i temi oggetto dello studio.
In questi casi, queste concettualizzazioni ci possono aiutare in quanto ci dicono che a certe condizioni, le persone potrebbero avere maggior voglia di prendere parte ad una azione formativa (ed essere meno “preda” dei comportamenti sopra citati). Queste condizioni sono:
- essere coinvolti attivamente nel processo di apprendimento
- sentirsi responsabili del risultato dell’apprendimento
- trovare rilevante per se stessi l’oggetto di studi
- poter costruire qualcosa come parte integrale del proprio processo di apprendiment
- poter lavorare/apprendere assieme ad altre persone.
Su piano didattico queste concettualizzazioni ci dicono che attività adeguate allo scopo possono essere la realizzazione di “progetti” su tematiche significative con a base, ad esempio,un field trip o la realizzazione di artefatti , anche digitali, semplici o complessi. Utili possono essere, ancora ad esempio, le attività che ruotano attorno ad aspetti propri della cultura dei diversi gruppi etnici presenti in aula come attività che introducano elementi dell’attualità e della vita reale ……
Ovviamente, queste attività vanno:
- raccordate con il curricolo ricordando che di norma, non ne possono coprire una parte consistente;
- preparare con attenta progettazione e pianificazione
- inserite nelle attività didattiche al momento giusto
- gestite e sostenute con consapevolezza dei meccanismi psicologici e cognitivi che si attivano.
La didattica costruttivista non è intuitiva (come, a ben vedere, non è intuitiva neppure la didattica istruzionista, ma questa ci viene maggiormente spontanea dato che “ci siamo abituati”) e richiede una specifica competenza. Il “costruttivismo selvaggio” non può portare a buoni risultati.
…. tanto per iniziare il discorso. Sarebbe da scriverci un libro o, almeno, un saggio. Ma lascio la cosa a chi è più titolato di me a farlo.
Costruttivismo ed impegno contro il disfattismo di molti!
RispondiEliminaPer alcuni, per troppi, la scuola non dovrebbe dare risposta che agli studenti "organici"!
E cacciar via quanti non allineati.
Nessuno vuole vedere i nostri alunni che, dietro gesti eclatanti, nascondono un'unica grande malattia: l'indifferenza di noi adulti.
Potrebbero camminare anche su un filo, sospesi nel vuoto, non li vedremmo.
Non li vorremmo vedere.
E non li vediamo.
Christina Crawford
Non è semplice avere a che fare con la "diversità", soprattutto quando neon se ne hanno gli strumenti tecnici ed emotivi
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