lunedì 17 settembre 2007

Meno soldi si spendono per la formazione , meno sprechi si fanno

La questione dei pochi soldi per la formazione ritorna puntualmente ogni volta che esiste un problema: più formazione e, naturalmente, più soldi per farla.

Tra un paio d’anni saranno 30 gli anni da me passati, a vario titolo, nel mondo della formazione e dopo averne viste e fatte di cotte e di crude posso affermare, senza tema di smentita, che di soldi per la formazione se ne spendono fin troppi.

Primo, perché in molte situazioni non è la formazione la soluzione al problema; secondo, perché è davvero forte l’interesse per i finanziamenti per la formazione e molto meno per la formazione in quanto tale.

Potrei, anche, aggiungere che più che maggior formazione è necessario fare più “buona formazione”. Lapalissiano, ma non è così. E qui mi trattengo.

La stura per questo post mi è stata data da affermazioni comparse nei quotidiani di ieri in ordine al prepensionamento di tanti (anziani) dipendenti pubblici per far posto a giovani con scolarità più elevata ed sulla necessità di formare di più i pubblici dipendenti per rendere maggiormente efficiente ed efficace la PA.

Vorrei, a questo punto, offrire un mio modesto contributo alle analisi delle problematiche che si incontrano quando si vuole fare formazione per la PA, per evitare sprechi. Ho lavorato abbastanza nel settore per avere una idea personale (non necessariamente la verità o un parere autorevole).

  • Nella PA ci sono molte persone che vogliono davvero lavorare meglio, rendendosi conto delle molte criticità presenti. Ho trovato, quindi, molte persone motivate e volenterose di apprendere. La condizione di base per fare formazione;
  • Tra chi progetta e gestisce formazione nella PA ho trovato molte persone competenti e motivate, nonostante un contesto non favorevole, a fare formazione utile. Una seconda condizione per fare buona formazione
  • In parecchie occasioni la formazione, se va oltre la tecnicalità delle procedure, cioè quella che più esplicitamente è orientata al cambiamento ed all’innovazione, è fonte di frustrazione per chi partecipa perché gli scenari prospettati in aula non sono quelli che si trovano sul posto di lavoro: impari una cosa che non serve.
  • Ciò che determina le pratiche organizzative non è il bisogno del cittadino utente ma le idee e le “esigenze” del politico di turno veicolate e rese operative tramite la dirigenza da lui incaricata;
  • Prima che le competenze degli operatori, va cambiata la cultura e la pratica organizzativa ma questa, molto difficilmente, cambierà. I fatti ed il perché sono sotto gli occhi di tutti

Conclusione: meno soldi si spendono per la formazione (non solo nella PA), meno sprechi si fanno.

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