La premessa sono i miei pregiudizi sul senso di SL nel modo della formazione, o, più precisamente, per l’apprendimento. In sintesi: cosa apporta SL al miglioramento dell’esperienza di apprendimento che già non diano gli strumenti esistenti, che sono collaudati e meglio conosciuti?
Ero andato al SLCamp anche con la motivazione di sfidare questi pregiudizi. In un commento, Adriano, mi aveva detto: “facci sapere se ti fanno cambiare idea”.
Dunque, qualcosa è cambiato nelle mie idee nel merito?
Certamente, maggiori conoscenze portano ad avere maggiori elementi di giudizio aiutano e questi portano a precisare le idee. A volte un paio di chiacchiere informali sono più utili di tanti discorsi ufficiali tendenzialmente celebrativi ed un po’ bugiardelli.
Anticipo alcune conclusioni. Mi sono fatto l’idea che se dobbiamo cercare un plus di SL nel “ciclo di produzione dell’apprendimento” lo potremo trovare in queste sue caratteristiche:
- l’immersività
- la visualizzazione
- la manipolazione
- la costruzione
Potenzialità non vuol dire realizzazione.
E qui mi tranquillizza Andrea Benassi quando afferma: “SL non è una tecnologia per l’oggi ma per il domani”, come lo era il web dieci anni fa.
Bene; tutto ciò premesso, abbiamo chiaro che oggi siamo nel campo della più schietta sperimentazione, che si intravedono alcune potenzialità, che non si sa bene come renderle attuali, che si sta provando, che non sia hanno conforme ne smentite, che siamo ancora lontani dal farne un ambiente “ordinario”.
Molto è, anche, legato all’avverarsi della profezia che il web tridimensionale soppianterà prima o poi il web bidimensionale. Bella prospettiva!
Per il momento ho sentito parlare di sensate sperimentazioni in corsi di progettazione di sistemi multimediali, di interior design, di design, comunicazione ed architettura. Tutti “contenuti” che possono trovare nelle sopra citate caratteristiche un valido ambiente di supporto. Esperienze citate dai “ragazzi” di Avatarc (Extreme Architectture and Communications ) Nicola Raggi e Maurizio Scalzi i quali insegnano anche all'Università.
Cito alcuni passaggi del bravo Benassi:
- sono approdato a SL per cercare dei rimedi alle promesse non mantenute dall’e-learning, il learning by doing;
- mi piace SL per il flusso creativo che genera;
- qui le persone non possono stare passive
- l’impulso creativo genera voglia di fare
- c’è un forte bisogno di formazione non soddisfatto e SL può dare queste risposte
- la conoscenza si genera facendo qualcosa non ascoltando le lezioni
Cito anche le esperienze del torinese Italo Losero che su SL nella didattica c’ha anche scritto un bel libro
Gli ho contestato l’affermazione secondo cui l’apprendimento si ha quando si ha il passaggio dalla memoria a breve a quella lungo termine ottenuto con ripetizione e figurazione, d’onde il potere di SL.
Ho detto che si ha apprendimento quando si va oltre l’apprendimento superficiale, la conoscenza inerte all’integrazione delle nuove conoscenze nella struttura cognitiva; che è un problema di attribuzione di significato, non di memorizzazione.
Mi precisa che si trattava di una ipersemplificazione del concetto. Siamo d’accordo.
Comunque, Italo sta facendo molte cose e su quello che fa ci riflette parecchio.
Mi piacerebbe proseguire la conversazione anche con lui. Quasi quasi invito lui, Andrea ed anche Tina Lasala, (che al CISI Piemonte sta sperimentando il 3D e sta cercando di tirarmi dentro e farmi sperimentare; le sono grato) in Orientamenti e disorientamenti aprendo lì una discussione.
Due i messaggi “forti” fatti passare nel convegno “Aspetti educativi ed artistici si Second Life, Cutura ed e-learning”
- Sarà fallimentare il trasporre le odierne modalità operative nel virtuale tridimensonale
- Se vogliamo attivare processi nuovi dobbiamo essere supportati da strumenti nuovi
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