Daniele parla di disagio (bullismo ecc..) come frutto di una scuola inadatta. Gino, in una replica, parla di modernità, di nuovo umanesimo.
Credo che la questione del disagio della scuola stessa come istituzione e dei suoi “abitanti”, stia tutta nel comprendere i fatti nuovi che vengono citati. Comprendere vuol dire cercare di leggerli per quello che sono, per la carica di novità e di diversità che essi hanno rispetto a stati precedenti.
L’errore che troppo spesso si fa è di leggerli alla luce di vecchi paradigmi con il risultato di evidenziarne le devianze (deviazioni?) piuttosto che le specificità.
Vuol anche dire assumere la prospettiva di chi cerca di “correggere” queste difformità piuttosto che lavorare alla luce di fatti nuovi.
E’ ancora una mia ipotesi, ma credo per davvero che – come autorevoli persone affermano – siamo all’alba di un nuovo umanesimo di cui non sappiamo ancora nulla ma di cui intravediamo lontani bagliori, di cui percepiamo solo segnali deboli.
Il problema delle scuola “liquida” (più che liquida mi pare compatta, rocciosa, resistente) è che, nei suoi aspetti istituzionali ed anche individuali, non si accorge di questo …. nuovo che avanza …. e continua imperterrita marciare orgogliosa e decisa verso il passato.
Mi conforta la constatazione che alcuni singoli, intuita la pericolosità della direzione di marcia, hanno già fatto dietro front, hanno issato potenti antenne e già captano i segnali del nuovo umanesimo.
Retorica? Poesia? Fantasie consolatorie?
Interessante riflessione (come sempre in questo blog!)...scuola liquida o scuola granitica? anzichè pensare ad una contrapposizione si potrebbe forse lavorare ad un equilibrio, ad una composizione di questi "opposti polari" perchè, se da un lato non possiamo ignorare la trasformazione continua, la liquidità della realtà che ci circonda, dobbiamo anche pensare ad un centro, ad un punto di riferimento, ad una unitarietà necessaria nello sviluppo dei nostri alunni. (lavoro alla primaria e questo influisce sicuramente sulla mia riflessione)...
RispondiEliminaEcco allora che l'ambiente di apprendimento per eccellenza, la scuola, può contaminarsi, dilatandosi con la liquidità esterna attraverso ambienti di apprendimento virtuali in cui gli studenti possano sperimentare la costruzione, la condivisione, la distribuzione della conoscenza, attraverso pratiche collaborative, per un nuovo umanesimo, forse!
Liquido e roccioso, oppure roccioso che si scioglie in liquido...
Troppo fiduciosa? Utopia? Ma questo è un altro discorso...
Buona Pasqua!
francesca
analisi perfetta.
RispondiEliminala retorica del "buon tempo antico" la fa da padrone e ha trovato il suo capo nell'ex (per fortuna) ministro dell'istruzione.
I ragazzi di oggi non sono devianti rispetto ad un archetipo generale e perfetto di "ragazzo".
Sono semplicemente la forma che l'adolescenza ha preso nell'anno 2008. Sta a noi saper trattare al meglio con i giovani del 2008, che non significa farli assomigliare a quelli del 1958! Perchè anche nel caso in cui riuscissimo in questo compito, avremo creato soltanto dei rimbambiti disadattati.
Vedo tanta scuola granitica ed impermeabile a tutto; vedo però, parecchia scuola, anche se ancora minoritaria, permeabile, aperta. Non è certamente la Scuola con la S maiuscola, l'istituzione, ma la scuola di tanti (ma ancora troppo pochi) insegnanti "volenterosi". Netfuturisti come dice Antonio?
RispondiEliminaPenso anch'io che la società sia pronta alla nascita di un nuovo umanesimo ma condizione sine qua non per un cambiamento simile è a mio parere l'avvento di un'azione collettiva da parte degli 'addetti ai lavori' (vedi insegnanti, letterati, sociologi,filosofi etc).
RispondiEliminaUna sola domanda, dove sono costoro ?
Mi viene da pensare che siano anche loro ahimè assoggettati alle logiche di potere dei gruppi dominanti.
Nel caso mi sbagli (me lo auguro) lancio qui un appello per la nascita di un nuovo umanesimo associandomi e appoggiandone vivamente il significato.
Maria Giovanna barone
Docente
meggib@libero.it
Maria Giovanna,
RispondiEliminaci sono tanti insegnanti "volenterosi" che fanno buona scuola ma lo fanno, è il cso di dirlo, a proprio rischio e pericolo .....