Sul web 2.0 se ne dicono di cotte e di crude. Gigi Cogo ogni spesso lancia strali ed anatemi contro la scarsa propensione ad "includere", a collaborare, a condividere ... Io, puntualmente, gli replico ricordando che non basta che sia disponibile un qualsiasi strumento perchè la gente lo usi. Gli dico, come al GhiradaBarcamp, che parlare di strumenti al di fuori di uno specifico contesto d'uso serve a poco, come a scuola, insegnare la teoria disgiunta dalla sua applicazione.
Una autorevole ricerca (da me qui ripresa) diffusa tempo fa, evidenziava che dei milioni di utenti dei diversi ambienti di web 2.0, la stragrande maggioranza li usa con modalità 1.0, cioè fruisce passivamente dei contenuti messi nel web, con atteggiamento 2.0 da pochi.
Una iniziativa sensata di promozione della partecipazione, dell'inclusione, della condivisione, della costruzione di conoscenza attraverso gli strumenti di web.2.0 è quella promossa da Luigi Bertuzzi, su come piccoli paesi montani possono "includersi" ed "apprendere" (learning villages, abbiamo provvisoriamente sottotitolato l'iniziativa) . Ne riparlerò più diffusamente perchè l'idea di Luigi mi convince. Hot stuff qui.
Ma non è di questo che voglio scrivere in questo post. Il tema è più avvincente. Riparto dal titolo: "cosa tira e cosa no"
Nel penultimo ultimo numero del l'Espresso, per la penna di Federico Ferrazza e con il titolo "fate l'amore con web 2.0", viene ben evidenziata una "tematica" in cui il 2.0, tira, eccome, quella del porno. Pare che oramai i "classici" siti porno, quelli popolati da modelle e modelli professionisti, abbiano fatto il loro tempo e che la rete sia piena di siti fai-da-te, dove si ha accesso, davvero, ad user-generated-contents. Pare che AdultFriendFinder, uno di questi social network con ben 20 milioni di utenti, lasci parecchio indietro Facebook e MySpace . Per non parlare di PornoTube, l'aggregatore Socialporno, non manca il wiki WikiAfterDark, o la wikipedia del porno Boobpedia, o Pornalicious e, udite udite, Imp.etuo.us (vi dice nulla)?
Cosa significa tutto questo? Che quando c'è un vero interesse, quanto l'argomento ha un senso personale, la gente ha voglia di collaborare e condividere. Nessuna apologia del porno ...
Che ne dici Gigi, se ripartissimo dalle ragioni per cui dovremo usare gli strumenti, dai significati, dagli interessi, dagli obiettivi, mettendo in secondo piano gli strumenti?
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Oddio Gianni, mi tiri (notare che ho usato il verbo "tirare" :-) in ballo e ciò mi stimola.
RispondiEliminaIl tuo discorso non fa una piega.
Io continuo a dire che, diversamente da una volta, gli strumenti sono molto, ma molto più abilitanti.
E la cosa che mi fa inorridire è la scarsa propensione ad utilizzarli proprio in contesti che danno valore.
L'autoreferenzialità porta gloria personale. Ok, passi! E poi?
In uno dei miei ultimi post (http://webeconoscenza.blogspot.com/2007/09/piattaforme-per-la-condivisione-della.html) ha analizzato proprio gli strumenti riferiti ad esempio al contesto della didattica.
In un altro, rispetto alle intranet.
Non sfuggo al concetto di contestualizzazione e di spinta propulsoria che i contesti danno.
Quello che continuo a dire: "non usate le tecnologie per essere referenziali e non usatele per chiuderle in caste, ma apritele in modo che tutti possano crearsi i LORO contesti più consoni".
I miei due cents :-)
Hai perfettamente ragione ... non è lo strumento che logicamente è un mezzo ma è l'argomento ad attirare.
RispondiEliminaCerto però che il mezzo (lo strumento) se non è adatto lascia dietro parecchi utenti e quindi a conti fatti direi che in piccola parte serve anche avere uno strumento adatto.
Quindi ben venga il "cosa tira" ma è anche giusto avere qualcosa per usarlo con questo "che tira"
ma il bacio di kant che c'entra?
RispondiEliminaSe penso allo strumento web2.0, blog, mi trovo ad appoggiare la tesi di Gigi: "scarsa propensione ad "includere", a collaborare, a condividere"
RispondiEliminaMi riferisco precisamente ai blog didattici.
Ho creato il mio appena a maggio scorso, dicendo ai miei alunni che, fra le altre cose, ci avrebbe dato modo di comunicare con coetanei, con ragazzi con comuni interessi, crucci e...
Ho girato un po' per blog didattici. I commenti provengono in prevalenza dagli stessi alunni della scuola coinvolta, da soggetti adulti interessati alla didattica o alla disciplina trattata ma estranei alla scuola, o, ma meno frequentemente, da soggetti interessati alla formazione o docenti-colleghi che o non hanno un blog o ne hanno di diversa tipologia ...
La "condivisione con i coetanei" promessa ai miei alunni per ora ...resta tale.
Ditemi: e tu che fai o hai fatto???
Giusto, per ora ho osservato! è appena partito l'a.s., intendo buttarmi in qualche tentativo di comunicazione!
Per la verità i blog didattici "dedicati" alla fascia d'età di cui mi occupo non sono numerosi. Ma quelli che ho trovato sono davvero "chiusi"!
g.
ps. mi piace quello che "continua a dire" Gigi:""non usate le tecnologie per essere referenziali...."
Problematica affascinante, Gianni, quella che proponi......per me irresistibile!
RispondiEliminaSono d’accordo in toto con la tua analisi. Le persone collaborano e interagiscono costruttivamente quando, e se, hanno un interesse forte in comune.Lo sto sperimentando personalmente con il mio blog sul web 2.0 e non solo.
In tale ottica, è significativo parlare di interessi, obiettivi, significati.......gli strumenti devono essere al servizio di questi.
Gigi Cogo afferma che gli strumenti a disposizione sono “molto più abilitanti” di quelli di una volta. Verissimo! Ed esorta : “...non usate le tecnologie per essere referenziali e non usatele per chiuderle in caste, ma apritele in modo che tutti possano crearsi i LORO contesti più consoni”.
Mi domando chi siano quei “voi” a cui si rivolge e a quale contesto si riferisce.
La mancanza di condivisione e di cooperazione (aggiungo anche di solidarietà) è antica. E’ uno dei limiti più grossi dell’umanità. Si è visto mai che i ricchi condividano con i poveri? Non sto andando fuori del seminato! Mi si dirà che qui si discute di un altro tipo di condivisione: co-costruzione della conoscenza, pensieri, concetti, ecc. La connessione c’è più di quanto si creda.
L’autoreferenzialità impera con modalità differenti nei vari ambiti. E allora ha ragione Gianni: la partecipazione e la condivisione devono essere promosse, in contesti specifici, con iniziative mirate e con strumenti appropriati. Gli strumenti del web 2.0, oggi, nella società digitale, possono essere strumenti potenti.
Per quanto riguarda l’ambito scolastico, poi, esso è uno dei contesti più autoreferenziali. Le porte delle aule si chiudono e i docenti continuano ad alimentare il proprio “soliloquio” didattico, senza scambi di sorta, tranne rare e fortunate situazioni.
Il blogging didattico che sto praticando da pochi mesi con le mie tre classi (una prima e due seconde, scuola sec. 1° grado) costituisce un’apertura sul mondo. Il blog è un sistema aperto per definizione. Chiunque può affacciarsi e leggere quello che racconto dell’esperienza educativa vissuta quotidianamente con i miei alunni. Chiunque può intervenire( e sta succedendo pian piano con visitatori e colleghi non della mia scuola. Anche qualche alunno di altre scuole si inserisce in punta di piedi...). Non c’è la porta chiusa di un’aula ad isolare.
E poi stiamo "sfondando" con i miei alunni altre porte: quella della timidezza, quella della scarsa autostima, quella della chiusura in se stessi e altre ancora......
Se vi pare poco....
@annarita, il contesto del mio articolo era sulla blogosfera. Quindi il VOI era riferito a un piccolo gruppo che pensa di essere influente ma poi non sfrutta la possibilità di includere.
RispondiEliminaGianni è dentro anche a questo cluster. Poi non so se anche i blog didattici siano poco includenti, dovrei prima aggregarli in un contesto.
Ciao e a disposizione
Rieccomi dopo alcuni giorni quasi senza internet, e sì che ero a torino!!!
RispondiEliminaChe centra Kant? "il bacio" è di Klimt, sempre K è.... Una veloce associazione di idee porno - eros - amore - bacio. Convince?
Giustissimi i concetti ribaditi da Gigi e rinforzati da Giovanna, Capobecchino, Annarita: obiettivo "inclusione" di sicuro ma non la si può fare per decreto o prescrizione etica. Siamo sostanzialmente autocentrati, narcisisti, autoreferenziali. Chi più chi meno. A meno che la cosa non ci interessi o non ne siamo obbligati, per qualche motivo, a farlo.
Strumenti affidabili (abilitanti, si Gigi, concordo pienamente anche qui) sono certamente di aiuto.
Rimane sempre il solito problema: condividere, includere, …. Ma perché? Non lo dico in polemica con qualcuno ma per ribadire, saranno i miei trascorsi studi psicologici, che senza una ragione, nessuno fa (giustamente) nulla.
E questo vale anche per i blog didattici. Dire: avete un blog, usatelo, non porta a nulla. Ci deve essere un progetto alla base, uno scopo anche limitato nel tempo. Si devono creare le condizioni per la collaborazione con altre classi (accordi tra insegnanti). Tanto, ma tanto lavoro anche per piccoli risultati. Su questo tema ci ritornerò più avanti.
"E questo vale anche per i blog didattici. Dire: avete un blog, usatelo, non porta a nulla. Ci deve essere un progetto alla base, uno scopo anche limitato nel tempo. Si devono creare le condizioni per la collaborazione con altre classi (accordi tra insegnanti). Tanto, ma tanto lavoro anche per piccoli risultati."
RispondiEliminaQuoto in toto, Gianni! Le collaborazioni si costruiscono pian piano nel tempo, sulla base di interessi condivisi (è stato già ribadito)e di un progetto "forte" che aggreghi risorse umane. Non è facile in presenza...figuriamoci con il blogging, strumento potente.... a volerlo e saperlo utilizzare.
Sono d'accordo con te, pienamente! E infatti non ho aperto i due blog didattici illudendomi che bastasse metterli online per trovare collaborazioni! Al momento, mi basta il poter uscire fuori dall'aula per rendere "aperte" le esperienze educative condotte con i miei alunni e a dare motivazione a questi ultimi.
Contemporaneamente sto cercando di gettare le basi per le collaborazioni........
Bye:)