martedì 29 gennaio 2008

Valutare oltre la stupidità dei QI e dei test

Ancora sulla valutazione e l’inutilità (oltre che della stupidità) dei tradizionali test come quelli a scelta multipla, si –no, ecc. Ne parlavano, tra gli altri Ezensberger, USA Today e Galimberti.

Questo significa che dobbiamo rinunciare ad ogni forma di valutazione? Non è questa (anche) la mia opinione.

Tanto per trovare una strada decente potremo incamminarci lungo il sentiero dell’Authentic Assessment (AAs) presente, non da oggi e come spesso accade in questo nostro mondo, più nei libri che nella pratiche. Ne parlo cercando di dare un modesto contributo all’aumento delle situazioni in cui si usa. Ma attenzione: l’AAs non funziona se non nelle pratiche di learning che sia authentic o meaningful.

L’AAs è un approccio alla valutazione in cui l’oggetto della valutazione è la comprensione di una tematica e le modalità di utilizzo delle conoscenze sviluppate nel corso di una azione formativa.
Si differenzia dal Traditional Assessment (TA) che è focalizzato sulla valutazione del grado di ripetizione dei contenuti oggetto della formazione.

Nell’AAs, per la valutazione si utilizzano “compiti autentici”; nel TA si usano test a risposta forzata come domanda a scelta multipla, riempimento, vero-falso, matching.
L’AAs è sempre collegato a task specifici, si realizza attraverso una molteplicità di tecniche, è una occasione di feedback.
L’AAs è, anche, una strategia di valutazione della prestazione (performance assessment) in quanto viene chiesto alla persona che ha appreso di dimostrare di essere in grado di escogitare un approccio ed adeguate strategie per risolvere un problema dato.

Una idea centrale che sta dietro all’AA è la stretta interrelazione tra valutazione ed apprendimento: le occasioni di valutazione sono inserite nelle attività di apprendimento, le attività di valutazione sono esse stesse occasione di apprendimento.

Tecniche usate per l’AA sono spesso le mappe concettuali e le rubrics.

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