mercoledì 23 aprile 2008

I dolori di un (non più) giovane insegnante


Nelle lettere ad Augias ne La Repubblica del 17 aprile un professore di liceo si lamenta perché a scuola arrivano studenti sempre meno preparati, incapaci ad affrontare i carichi di lavoro di un percorso liceale, con i genitori pronti a difendere i figli e ad accusare, andando anche dal preside, i professori stessi. Si aggiunga, poi, che sono i dirigenti scolastici a non volere che si faccia opera di dissuasione dei meno adatti per non diminuire il numero degli iscritti, e la misura è colma. E conclude: "quel che conta è solo ostentare voti fasulli in un tripudio da fiera delle vanità".
Tutte cose che facilmente si riscontrano, nulla da dire. Tutto condiviso anche dal saggio Augias (è solo merito di qualche bravo insegnante se la scuola ancora funziona). Mi domando, però: prima di approdare al liceo, quale formazione e quali insegnanti hanno avuto questi liceali “inadatti”?

Se quelli sono i risultati, devono aver avuto solo insegnanti incompetenti o che non hanno inciso per nulla. Non credo sia proprio così. Tutti adeguati gli insegnanti alle superiori, tutti inadeguati gli insegnanti delle scuole precedenti e gli studenti.
Credo, piuttosto, che una volta completate le elementari dove é quasi sola didattica, e passate anche le medie, dove un po’ di didattica ancora si fa, con l'arrivo alle superiori pare quasi che la didattica (l’attenzione, cioè, ai processi di apprendimento) conti poco o non serva. Basta trasmettere i contenuti secondo la struttura della disciplina. Memorizzazione di conoscenza dichiarativa (periodi storici o letterari, fatti e personaggi….),esecuzione meccanica di conoscenza procedurale (gli algoritmi delle procedure matematiche). Ma preoccuparsi di dare un senso a tutto questo? Sono c...i di chi apprende? Il knowing why, il capire il perchè chi lo cura?
Forse qualche problemino di didattica ce lo potremo avere... O no?

Possiamo pensare che i ragazzi d'oggi con tutte le opportunità che hanno di esercitare il pensiero critico (si, per le cose che interessa loro ragionano ben di più di quanto non si creda), di argomentare, di ricercare, esplorare, sperimentare, si accontentino di ascoltare e ripetere ciò che gli insegnanti ed i libri dicono senza voler dare un senso al tutto? Forse per un paio di settimane, si ma dopo la pena cresce di giorno in giorno ed il risultato è quello che vediamo e che (giustamente) indispone tanti insegnanti.

4 commenti:

  1. Gianni,
    ho letto la lettera ad Augias...
    ahimé, io do ragione a quel prof di Liceo.
    Lo sono i ragazzi, sempre meno preparati, li mandiamo dalla sc. media sempre meno preparati.
    Questa è realtà.
    Perché, perché...
    mi ci sbatto la testa tutti i giorni.
    Non lo so il perché, cioè lo so, so tanti perché.
    Sc primaria: dici, si cura la didattica.
    Chissà se abbastanza....
    Sc. Media: idem
    No, no, dici bene: "qualche problemino di didattica ce lo potremo avere". SI', tutti, dalla primaria in su....
    Perché se questa didattica si cura, i ragazzi ce li ritroviamo sempre meno abituati a *pensare*?
    perché, anche guidati alla "costruzione" degli apprendimenti, anche riuscendo a motivarli, attivi nella partecipazione, richiedono tempi così lunghi (di apprendimento)?
    Naturalmente in questi casi si parla in base alla propria esperienza, ma,
    perché quando arrivano alla sc. media, spesso si deve ricominciare tutto da zero?[no. non è il solito "scaricabarile"...]
    E certamente, come no, si sa, bisogna partire da ciò che il ragazzo sa. Bene. e... scoprire che non sa??? :-( :-(
    E' difficile dire tutto Gianni, sapessi quante difficoltà.
    e poi sarebbe noioso raccontare, esemplificare le lacune.....
    E allora, sì, ci si mette al lavoro, ci si tira su le maniche.... arrivano anche i risultati... quando arrivano, quando il ragazzo ci mette del suo, quando il genitore ci mette del suo e... *quando la Scuola ci mette del suo*!
    E, il collega delle superiori che però scopre: "ma.. *questo* non lo avete fatto? ma... insomma le equivalenze non si sanno fare? ma... e quale ortografia?, ma..."
    Ah! che sfascio, che inconsapevolezza! che menefreghismo... com'è difficile e deludente.
    Ma si...rifugiamoci con i "nostri" ragazzi... non molliamoli...
    g. triste!

    RispondiElimina
  2. Giovanna, più che uno sfogo, una amara fotografia della realtà il tuo commento.Io, per orientamento personale, penso sempre a cosa posso fare io in una determinata situazione. Non mi lamento mai perchè la situazione non è quella che vorrei. Ok, i ragazzi sono .....; allora, cosa posso fare io? E questo dipende da quanto mestiere ho. Posso essere un bravo insegnante ed allora ottengo il; posso essere un mediocre insegnante ed allora ottengo molto poco. Non pensiamo, però, pensare di essere onnipotenti e di arrivare sempre al successo. L'importante, per me, è che il non successo non sia imputabile alla mia scarsa professionalità. Anche se sono certo che con una buona professionalità qualche buon risultato si consegua spesso. Ultima cosa: dici dei tempi lunghi per ottenere apprendimento. Ovvio, l'apprendimento ha i suoi tempi, le sue condizioni e se perseguiamo un apprendimento profondo, si deve lavorare tanto. Diversamente, recitiamo la nostra lezione la lasciamo che i nostri studenti sia arrangino ad imparare

    RispondiElimina
  3. Giovanna, per non so quali ragioni il mio commento è partito come "anonimo" ma è mio. Gianni

    RispondiElimina
  4. Gianni,
    mi conforti molto.
    però... è la solitudine nell'intervento con i ragazzi che a volte ti scoraggia, oltre a farti arrabbiare.
    Per l'apprendimento che io chiamo "lento" (e lo è pure, non ci posso far molto, così sono gran parte dei miei ragazzi, non per scarsa vivacità, ma per vari motivi...): lo so che la devo smettere di sentirmi sempre "indietro con i programmi"!
    E poi anche il fatto che vorrei fare molte più cose interessanti. E sono bloccata!:-)
    buon 25 aprile!

    RispondiElimina