Mi domando quanti dei "principi" identificati dalla ricerca pedagogica sull'impatto cognitivo delle tecnologie sono osservati (anche creativamente; non esitono "leggi naturali") quando concepiamo e sviluppiamo ambienti di apprendimento "technology enhanced". Domanda retorica, almeno per me.
Uno scienziato cognitivo che seguo con particolare intresse è lo statunitense David Jonasse. Dai suoi lavori ho estratto a mio uso e consumo quelli che assumo come principi” di base. Eccoli.
- Le persone non apprendono dalle informazioni (come non apprendono dall’insegnante) [Jonassen et al., 1999]: usare le tecnologie per distribuire informazioni non favorisce il miglioramento dell’esperienza dell’apprendimento;
- Le persone apprendono usando le informazioni come strumenti per risolvere problemi [Jonassen citato in Marconato e Litturi, 2005]: le tecnologie dovrebbero essere usate per un processo di “costruzione” non per aiutare un esperto di contenuti a sviluppare un prodotto per l’apprendimento (ad esempio, un Learning Object) che sarà, poi, usato dalla persone che vuole apprendere;
- L’apprendimento è un processo sociale: le tecnologie dovrebbero rendere possibile e supportare la conversazione, la collaborazione e lo svolgimento di attività tra chi apprende;
- L’apprendimento è un processo di coinvolgimento ed impegno; le persone dovrebbero essere coinvolte mentalmente, impegnate cognitivamente ad apprendere [Jonassen, 1995]: le tecnologie devono promuovere un ruolo attivo della persona che apprende. Leggere un documento, fare drag and drop, spuntare un box, rispondere si o no, sono attività cognitivamente passive e non promuovono l’apprendimento autentico.
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