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domenica 14 settembre 2008
Falsi esperti
Sento spesso parlare di “esperti”, ad esempio di tecnologie didattiche. Io stesso sono (qualche volta) considerato un “esperto”. Sento, anche, dire che non si è sempre soddisfatti del lavoro del così detto, e spesso se-dicente, “esperto”, “esperto” solo perché si è letto qualche libro o una montagna di libri.
Mi sono, quindi, domandato se sia possibile distinguere il “vero” esperto dal presunto tale.
Un aiutino ci potrebbe essere dato da un classico sul tema, il modello novizio – esperto di Hubert e Stuart Dreyfus (in Instructional Development Paragigms, di Dills e Romiszoski, editori, pag. 715 – 720),
Cinque sono, secondo gli autori, i passaggi da novizio ad esperto:
- novizio;
- principiate avanzato;
- competente;
- professionale;
- esperto.
In sintesi, i Dreyfus affermano che il novizio opera applicando regole e principi astratti (quelli che si possono desumere da un’attenta e magari intelligente lettura di uno o più libri) mente l’esperto “vede” intuitivamente cosa fare e lo fa senza applicare alcuna regola.
Si potrebbe che, paradossalmente, l’esperto non ragiona e non risolve problemi ma affronta ogni situazione in cui è chiamato ad intervenire lavorando normalmente.
Il novizio opera con strumenti astratti e per questo non contestualizzati; l’esperto opera sulla base di un repertorio di casi concreti, quelli con cui si è trovato a misurarsi nel corso della propria storia professionali.
Si potrebbe, quindi, concludere che il novizio lavora a partire dai libri, l’esperto a partire dalla propria esperienza.
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