Vedo il parterre de roi ed istintivamente lo associo a quello informale e destrutturato del Ghirada Barcamp di pochissimie ora fa.
La scissione è forte ma, come Virglilio (non il mio amico di qualche post fa) viene in soccorso a Dante nella sua dolorosa calata agli inferi, incontro anch’io il mio Virgilio. Chi mi facilita la transizione dal BarCamp ad un evento accademico? Niente di meno che Vittorio Pasteris, una delle ultime persone che avevo salutato alla Ghirada, una delle prime viste qui a Torino!
Un Pasteris vestito da uomo serio, non da quel ragazzotto in pantaloncini corti visto a Treviso…. Il Pasteris giornalista e docente universitario… da non credere….
Con il confortante e rassicurante viatico di Virgilio/Pasteris mi butto nei miei inferi quotidiani. Che tanto inferi non si riveleranno essere. Uno dei più stimolanti convegni cui ho assistito in questo ultimo periodo.
I temi guida del convegno:
- Ripensare la multimedialità non come la sommatoria di codici preesistenti (scrittura, immagine audio, video) ma come forma autonoma di attività cognitiva, comunicativa, culturale
- Elaborare strumenti, tecniche e metodi per una seconda alfabetizzazione informatica per ridurre il divario fra uso personale e professionale del multimedia
- Promuovere nella didattica, nella ricerca, nell’amministrazione una nuova integrazione fra sapere e comunicare sviluppando le competenze necessarie all’”domesticazione” delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
- Una multimedialità sostenibile, alla portata delle persone e delle istituzioni.
Alcune selezionate (dai miei interessi) idee qui presentate in forma di parole-chiave:
- Le tecnologie digitali sono oramai una interfaccia “normale” tra la persona e la cultura, sul come noi conosciamo il mondo e ci mettiamo in relazione con esso
- Irrompe il codice visuale a scapito di quello testuale. Il nuovo codice ha caratteristiche proprie, non ben conosciute. C’è il rischio di perdere la potenzialità del testuale senza saper utilizzare bene il nuovo. Ma il nuovo c’ è e con questo ci si deve misurare
- Come fare i conti con il fenomeno dell’alfabetizzazione selvaggia? Quella che avviene al di fuori del contesto istituzionale (scuola) Esempio: il bambino che impara a leggere e scrivere con il semplice supporto delle immagini (pubblicità, televisione, …)
- La domesticazione del pensiero selvaggio
- La stessa tecnologia è stata oggetto di domesticazione: oramai le tecnologie sono profondamente inserite nei nostri quadri cognitivi e comportamentali: i ragazzi non percepiscono più l’esistenza di una tecnologia che è diventata uno strumento abilitante, uno strumento che aiuta a fare: la tecnologia è diventata trasparente
- Pur in un mondo multimediale e multicanale non va persa la scrittura come strumento per la trasmissione culturale
- Va fatta una seconda alfabetizzazione informatica che recuperi le dimensioni culturali, linguistiche, artistiche, semiotiche, antropologiche, sociologiche, economiche e giuridiche della tecnologia.
- La multimedialità è molto di più della convergenza di più codici digitali, è uno schema cognitivo originale e come tale va trattato, è uno strumento per la gestione della complessità.
- La multimedialità come fatto umanistico non tecnologico.
- Va superato il divario tra l’uso specialistico e quello spontaneo della tecnologia, va accorciata, o azzerata, la sequenza bricolage – domesticazione – iperspecialismo
- Superamento della classificazione formale della conoscenza a favore di una personale, collettiva, condivisa (recupero del concetto di folksonomie?)
- Produzione di conoscenza non professionale ( la carica degli outsider?) e sua condivisione
Salve sono Virgilio Pasteris
RispondiEliminagrazie per le belle parole
VP